Time to (design) think!

Siamo abituati a pensare ai videogame come a mondi di fantasia, costruiti per appagare l’immaginazione di chi vi gioca. Ma si tratta davvero di realtà totalmente virtuali? Oggi il nostro Simone ci propone un punto di vista differente, che mette in risalto un ponte inaspettato tra il mondo della realtà e quello virtuale.

Cosa è cambiato

Chi vi sta scrivendo è nato nel 1982 e, quando gli viene chiesto di pensare al primo videogame che gli è rimasto in mente, dopo Mario Bros, risponde: “Duck Hunt” – ricordo ancora quanta magia ci fosse nel funzionamento della pistola su quella televisione a tubo catodico! 

Da allora sono passati parecchi anni, e il tempo mi ha portato a sviluppare interessi e competenze di varia natura, quali l’information technology, i mercati finanziari, il funzionamento interno delle aziende e la crescita professionale delle persone che vi lavorano. Tuttavia, la curiosità per i videogiochi mi è sempre rimasta (anche se, a dire il vero, più come osservatore che come giocatore), ed è proprio di questi che vi vorrei parlare in questo articolo. 

Se vi chiedessi qual è l’aspetto che è cambiato in modo più evidente nell’ambito dei videogame, dagli anni di Duck Hunt ad oggi, molti di voi, probabilmente, mi risponderebbero: “la grafica”.

Effettivamente, se allora venivano creati mondi a pixel colorati con musiche a 8-bit, oggi abbiamo ambienti fotorealistici con suoni indistinguibili dalla realtà. È un altro, però, l’aspetto, che è radicalmente cambiato rispetto agli albori: le logiche che regolano nei videogiochi la conquista di punti, monete e denaro (virtuale).

Ripercorrendo rapidamente la storia che anticipavo qualche riga fa, ai tempi di Super Mario il giocatore doveva raccogliere monete che rappresentavano i punti raccolti durante la partita. Accelerando fino al recente passato, vediamo che in Fortnite – uno dei giochi più di successo degli ultimi anni –  giocatori di tutto il mondo hanno speso oltre 1 miliardo di dollari in un anno per migliorare esteticamente il proprio personaggio (e senza ricevere nessun vantaggio nel gioco in sé!). In questo caso siamo davanti ad un marketplace dove i giocatori spendono denaro per ottenere beni digitali da “far utilizzare” al proprio personaggio: a qualcuno di voi potrebbe suonare naïf, ma immagino nessuno si scomporrà più di tanto.

Videogame ed economia reale

 

Quello che potrebbe invece sorprendervi è che dietro al giochino che vostro figlio ama così tanto, ci sia una politica monetaria vera e propria, progettata per la sopravvivenza e la crescita dell’ecosistema che ne deriva. 

Se un tempo, quando giocavo da bambino, il mio obiettivo era far raccogliere i punti a Super Mario per battere il record raggiunto fino a quel momento, i giocatori  di oggi giocano, invece, per ottenere punti che possono assumere un valore reale (spesso sono una vera e propria criptovaluta),  che mantiene un tasso di cambio con le principali valute “fiat” ($, €, ecc.) del mondo. 

I punti guadagnati giocando hanno, dunque, dietro di sé una politica monetaria,  inflattiva o deflattiva, che ne controlla la liquidità disponibile e, di conseguenza, ne influenza il tasso di cambio (quella che nel mondo delle criptovalute viene chiamata “Tokenomics”). È evidente quanto questo sia un mondo in forte espansione, non solo in termini di quantità di giochi (che hanno tali funzionamenti nel DNA) ma anche a livello di rapidità di evoluzione: basti pensare che esistono persino giochi che pagano i gamer per giocare in token di gioco, i quali hanno un valore intrinseco e dei tassi di cambio in praticamente qualsiasi valuta mondiale.

Queste stesse logiche che ho appena illustrato, relative all’universo dei videogame, possono applicarsi anche al mondo della logistica, dei trasporti o dell’industria; ma qui torneremmo su ambiti più vicini a voi e che magari avreste trovato meno stimolanti.

Con questa riflessione vorrei lanciarvi uno spunto: la prossima volta che vedrete il vostro nipotino appassionarsi a un gioco sul suo smartphone o tablet, provate a indagare più a fondo di cosa si tratta, perché potreste scoprire che dietro all’universo di fantasia su cui è basato il suo funzionamento, vi è anche un mondo economico con logiche reali e finanziarie.