
La pubblicità online è onnipresente, la vediamo ovunque e in qualsiasi momento: mentre lavoriamo, mentre leggiamo notizie, mentre chiacchieriamo con gli amici.
A causa della frequenza con la quale vengono riproposti, questi messaggi possono purtroppo perdere la loro efficacia e non risultare rilevanti per gli utenti.
Analizziamo quindi come cambia il Digital Advertising prima e dopo il Coronavirus e cosa possiamo imparare da questo momento.
Se la pubblicità online è fastidiosa, a cosa serve?
Non è difficile creare una campagna di Digital Advertising, che sia su Facebook, su Instagram o su Google: chiunque può aprire un account, creare campagne o pubblicare contenuti sui social.
Trovo però che questa “semplificazione” degli strumenti dia origine, spesso, a una “banalizzazione” del digital marketing, che si traduce in una progettazione di contenuti poco allettanti, che non trasferiscono valore all’utente e sono targetizzati in maniera approssimativa.
Questo è confermato dall’utilizzo, da parte degli utenti di Internet in tutto il mondo, di un’applicazione di adblock (ndr: un’estensione per il blocco della pubblicità e il filtraggio dei contenuti per i browser): secondo una ricerca condotta da globalwebindex, il 47% di questi utenti dichiara che il principale motivo dell’utilizzo di questa estensione, siano proprio gli “annunci fastidiosi o irrilevanti” [Fonte: GlobalWebIndex Q3 2018]
Ma esiste quindi un altro modo di fare pubblicità online?
Si, un altro modo c’è, ed è quello che rende questa attività utile e proficua, non solo per le aziende che la sfruttano, ma anche per gli utenti che ne fruiscono.
Il periodo di emergenza che ci siamo trovati a gestire da un momento all’altro ha costretto tutti a rivedere abitudini, modalità di lavoro e, in tanti casi, modelli di business.
Aziende come ristoranti o piccole aziende agricole, il cui modello di business si è sempre basato sullo scambio diretto o sulla vendita in loco, si sono ritrovate all’improvviso impossibilitate nel portare avanti la propria attività.
E così hanno improvvisamente dovuto rivedere (e in pochissimo tempo) sia il modello di business – anche se solo provvisoriamente – sia soprattutto la loro strategia di marketing.
Se prima tante aziende non sentivano il bisogno di investire tempo e risorse in una strategia di marketing, ora hanno la possibilità di scoprire un enorme potenziale negli strumenti che abbiamo a disposizione per progettare una campagna di digital marketing che abbia quegli elementi basilari perché sia efficace:
• Un contenuto di valore per gli utenti ai quali è rivolto
• Un target specifico
• Specifici canali
Il mondo sta cambiando. E non è detto sia solo “durante” il Coronavirus
Nelle ultime settimane abbiamo visto piccoli ristoranti che non avevano mai attivato il servizio delivery, attrezzarsi per consegnare a domicilio i propri piatti, anche in maniera autonoma; o piccole aziende agricole con la sola vendita diretta mettere in piedi un sistema di ordinazione e consegna dei prodotti freschi; oppure attività diverse creare iniziative congiunte di solidarietà o trovare il modo di continuare ad arrivare alle persone con modalità di sostegno ispirate al crowdfunding (acquista un buono oggi, per consumarlo quando le attività riprenderanno normalmente).
Se tutte queste iniziative riescono a sfruttare a pieno gli strumenti di comunicazione e promozione che il Digital Advertising mette a disposizione, sui canali più idonei per il target di riferimento, è possibile amplificarne la portata e accrescerne l’efficacia.
Il confronto tra il Digital Advertising prima e dopo il Coronavirus, ci racconta quindi di un aspetto fondamentale: la necessità di soddisfare un bisogno reale che generi risultati in maniera continuativa è importante sempre, anche in circostanze eccezionali.
Il futuro si delinea sicuramente più fluido tanto per le aziende quanto per gli utenti.