
Ogni azienda è un piccolo microcosmo, dove agiscono forze diverse che, però, devono coordinarsi per il perseguimento di un fine comune. Garantire il mantenimento dei processi e la collaborazione dei vari attori per la vision aziendale è compito del management: tuttavia, non è sempre semplice creare un equilibrio tra le parti. In questo articolo Simone ci propone una riflessione su questi temi, prendendo spunto dalla speculazione filosofica di Eraclito, filosofo dell’Antica Grecia.
Eraclito e la sua interpretazione dell’universo
Se qualcuno di voi ha studiato filosofia ai tempi del liceo e ha delle reminiscenze a riguardo, potrebbe ricordare di aver sentito parlare di Eraclito, nell’ambito della filosofia antica.
Siamo in Grecia, nel VI secolo avanti Cristo, e i primi cosiddetti “filosofi” si interrogano sull’origine dell’universo; tra questi vi è anche Eraclito che, secondo alcune interpretazioni, pone come principio base dell’universo il fuoco. Tuttavia, vi sono altre fonti che giudicano questa analisi del pensiero eracliteo limitante: infatti, Eraclito è anche conosciuto come il filosofo del panta rhei, ovvero del divenire. Secondo questa interpretazione – più accreditata e consolidata delle prime – Eraclito crede che l’universo sia in costante evoluzione e mutamento; dunque la sua essenza, così come la sua stessa genesi, si risolve nel divenire stesso.
Il fatto che la realtà sia in continuo mutamento, non significa però che abbiamo a che fare con un universo intrinsecamente instabile: al contrario, per Eraclito, l’essere – dunque l’universo, la realtà, etc. – è unitario. Per comprendere questo aspetto, bisogna aggiungere un altro tassello alla teoria eraclitea: la pòlemos, ovvero la lotta costante tra opposti. L’universo è infatti costituito da forze contrastanti che si scontrano in continuazione; ma è proprio attraverso questa lotta perpetua che la realtà trova il suo equilibrio e la sua unità. Alla luce di queste considerazioni, è quindi evidente come per Eraclito l’universo sia un processo.
Ora che vi abbiamo rinfrescato la memoria, vi proponiamo di provare ad applicare la visione eraclitea all’universo aziendale. Possiamo infatti considerare l’azienda come un insieme di processi, che garantiscono un equilibrio interno, la sua unità e dunque, in ultima analisi, la sua stessa esistenza.
Equilibrio e controllo
Altri due aspetti sui quali Eraclito (in questa trasposizione sull’azienda) ci porta a ragionare sono: il concetto di equilibrio e la capacità di controllo aziendale.
Sono due elementi strettamente connessi, ma che molto spesso vengono guardati in modo troppo meccanicistico e senza arrivare alla loro vera essenza.
Il concetto di equilibrio eracliteo (scontro tra forze contrastanti), ci ricorda come “il fare impresa” sia un oscillare costante tra moltissime forze che spingono in diverse direzioni. Ma, ad un livello ancora più profondo, sulla persona e sugli esseri umani, ci racconta di come questi possano deviare rispetto a una regola data, a un processo definito, a un bisogno espresso, e ci racconta di come sia responsabilità di chi guida l’azienda trovare il giusto bilanciamento tra direzione (vision), regole e processi, per fare in modo che tutta l’azienda tenda verso l’obiettivo comune che il management ha identificato.
Questo concetto ci introduce al discorso sulla capacità di controllo: come appena illustrato, il manager che detta una regola o che definisce un processo non lo fa per il gusto di farlo o per il piacere di vedere che tutte le persone seguono i dettami pedissequamente. Molto probabilmente quelle regole e quei processi sono il mezzo che ha per far tendere le persone e le attività aziendali nella direzione della sua vision (almeno, è questa l’aspettativa che il manager dovrebbe avere).
Alla luce di queste considerazioni, si comprende meglio l’importanza strategica che la definizione dei processi aziendali riveste, nell’ottica di mantenere un equilibrio stabile tra tutte le parti, e quindi anche di farle collaborare al meglio.
Infatti, si potrebbe cadere nella tentazione di dare regole o impostare processi cercando di renderli automatici e spersonalizzati, in modo da evitare possibili fraintendimenti e dunque ridurre al minimo gli errori. Così facendo però si tira una linea netta che stabilisce cosa è giusto e cosa è sbagliato: questo è un criterio utile ma solo se il proprio obiettivo è quello di portare gli altri alla mera applicazione della regola. Invece, se si vuole coltivare la vision aziendale e farla fare propria a tutti, allora regole e processi devono poter essere internalizzate e interpretate da chi le dovrà applicare.
Quindi il manager dovrebbe appellarsi al buon senso degli altri e rinunciare a fissare regole? Assolutamente no: la cosa fondamentale che deve tenere a mente è quale sia la direzione che vuole dare all’azienda e formulare regole e processi che la supportino e che siano, da un lato, sufficientemente chiari da non poter essere fraintese; dall’altro abbastanza fluide da poter lasciare spazio alla personalità dei singoli.
Dunque, ciò che le regole devono esprimere è la vision dell’azienda, che è il risultato comunitario di tutte le regole presenti, anche (ma non solo) a livello valoriale.
Qualche esempio
Quanto espresso fino ad ora può sembrare etereo, soprattutto se pensato in relazione al mondo aziendale, ma in realtà ne vediamo delle applicazioni molto nel concreto.
Riguardo al concetto di forze contrapposte pensiamo, ad esempio, a due modelli opposti di gestione aziendale: vi sono diverse multinazionali nelle quali, a livello corporate, lo stile di leadership è estremamente direttivo, a cui viene contrapposto, a livello di business unit, uno stile di leadership più democratico e consultativo.
Anche nella letteratura scientifica sono state identificate varie “dualità”, cioè il favorire due aspetti in antitesi tra loro per far tendere l’azienda verso una certa direzione mediata.
Un esempio di queste dualità è l’incoraggiamento a sviluppare una cultura individualistica (per evitare il prevalere di un pensiero conformista) ma che venga poi compensata dall’incoraggiamento a lavorare in modo collaborativo (per evitare, ad esempio, comportamenti quali la non cooperazione tra membri).
Come probabilmente sapevamo già, guidare un’azienda e assicurarne la prosperità coinvolge tematiche infinitamente più complesse del semplice core-business aziendale. Gli spunti che Eraclito ci ha consegnato parlando dell’universo ci ricordano che la vision, la direzione e i valori alla base di ogni azienda sono quelle forze che le permetteranno di prosperare in futuro.
La fonte che ha dato spunto a questo articolo è il saggio di David Shaw: “On Misunderstanding Heraclitus: the Justice of Organisation Structure”.
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