Time to (design) think!

Ecco come Twig sta affiancando Pro Bono Italia, la prima associazione italiana di avvocati no-profit nel suo percorso di strategia digitale volta all’ampliamento degli stakeholder e alla diffusione della cultura del pro bono in Italia.

Questo articolo è stato realizzato con il prezioso contributo di alcuni Twigger. Grazie a Niccolò, Matteo, Erika e Francesca!

 

Focus del progetto che ci vede in prima linea a supporto dell’associazione Pro Bono Italia sono: l’ottimizzazione del sistema dei media digitali e lo sviluppo di una digital strategy con obiettivi di coinvolgimento chiari per ogni target.

Il nostro punto di partenza è stato il rifacimento del sito web dell’associazione.
Il nuovo sito, che vedrà presto la luce, costituirà un vero e proprio touchpoint sia per chi vuole entrare a far parte dell’associazione, rendendosi disponibile a fornire assistenza pro bono, sia per ONG e persone che vivono un momento di difficoltà e che quindi hanno bisogno di un’assistenza legale.

Abbiamo chiesto a Giovanni Carotenuto, Presidente di Pro Bono Italia, di raccontarci la sua esperienza sul percorso costruito dall’associazione con Twig.

Una premessa per chi non è del settore: cosa si intende con Pro Bono in ambito legale?

Il pro bono legale è un’attività di consulenza, assistenza e rappresentanza in giudizio da parte di avvocati, resa a titolo gratuito e volontariamente, secondo le proprie competenze e inclinazioni, nei confronti di associazioni, ONG, enti del terzo settore, che promuovono e perseguono fini di utilità sociale, ed individui in stato di necessità, che hanno difficoltà ad accedere alla giustizia.

Ci racconti la storia di Pro Bono Italia: dove, come, quando e perché nasce?

Pro Bono Italia viene costituita come associazione senza scopo di lucro, indipendente, apolitica e apartitica, il 17 maggio 2017. Tuttavia, il movimento pro bono italiano nasce nell’aprile 2014 con le prime Italian Pro Bono Roundtable, tavole rotonde periodiche di avvocati, ONG, associazioni, legali di impresa, rappresentanti del mondo accademico, tutti accomunati da uno spirito solidaristico che viaggia in parallelo a quelli che sono gli istituti costituzionalmente previsti dal cosiddetto “gratuito patrocinio”, ovvero il patrocinio a spese dello stato, e del difensore d’ufficio. Il movimento italiano pro bono nasce grazie al supporto di avvocati che hanno svolto – o ancora svolgono – la professione presso Studi legali internazionali (prevalentemente di matrice anglosassone) e/o hanno costruito parte della loro carriera anche all’estero, per esempio in Inghilterra o negli Stati Uniti (come nel mio caso), e che ritengono che il pro bono (che in Italia non è (ancora) istituzionalizzato, non essendo oggetto di alcun provvedimento di legge) sia un volano di crescita non solo dell’ordinamento giuridico, ma anche della cosa pubblica. È, infatti, volto – a nostro avviso – al miglioramento delle condizioni generali dei cittadini, della collettività.

Eravamo circa dieci avvocati intorno ad un tavolo, quando abbiamo cominciato a riunirci nell’aprile 2014, e da quella prima roundtable siamo arrivati alla trentaseiesima che si è tenuta il 25 novembre 2020 (nell’ambito dell’Italy Pro Bono Day), con una partecipazione media a ciascuna di esse di oltre cinquanta persone (non solo legali, ma anche e soprattutto rappresentanti del mondo no-profit e del Terzo Settore, legali d’impresa ed accademici).

Le roundtable sono state la spina dorsale della nostra attività: partendo dal confronto con i diversi mondi cui ho accennato sopra abbiamo lanciato iniziative e progetti, siamo cresciuti e oggi la rete è composta da oltre 750 persone e Pro Bono Italia conta 34 associati. Nel corso del tempo, si è esteso il nostro raggio d’azione si è anche esteso geograficamente, coinvolgendo persone presenti in diverse città d’Italia, oltre ai perni storici di Roma e Milano.

Quali sono le aree del diritto maggiormente interessate dalle richieste che arrivano a Pro Bono Italia?

A livello potenziale, la nostra rete è composta di professionisti che praticano le più disparate aree del diritto. In primis, lo zoccolo duro è composto da Studi legali internazionali o italiani a vocazione internazionale (come quello che ho fondato nel 2015), le cui aree di pratica principali sono riconducibili al cd. diritto degli affari. Tutti gli altri Studi o i singoli avvocati, che nel tempo si sono affiancati, hanno notevolmente allargato il nostro ambito d’attività, giungendo a coprire anche diritto di famiglia, diritto dell’immigrazione, diritto penale, solo per citare alcuni esempi. In ogni caso, non si è quasi mai creata la circostanza in cui non trovassimo un legale che soddisfacesse le richieste di assistenza pro bono, né a livello geografico né per materia. Quindi, possiamo dire che la nostra rete copre tutte le aree del diritto. 

Per quanto riguarda il nostro coinvolgimento, in circa 5 anni di attività gli avvocati della nostra rete hanno soddisfatto circa 250 richieste pro bono provenienti, per la maggior parte, da ONG ed enti del terzo settore e, a partire dal febbraio 2020, anche da individui in stato di necessità.

Menzione speciale va fatta delle due clearinghouse (entità filtro, che fungono da collettori, scrutinatori e smistatori delle richieste pro bono alla nostra rete di avvocati) attualmente presenti in Italia, che fanno capo, rispettivamente a CILD (Coalizione Italiana delle Libertà e dei Diritti Civili) e CSVnet (Coordinamento nazionale dei centri di volontariato).

Siamo molto soddisfatti anche del fatto che stiamo lavorando con voi di Twig alla realizzazione di una piattaforma virtuale che potenzi ancora di più l’attività che svolgiamo, ad oggi, tramite e-mail. Con i tempi tecnici che ne conseguono. Stiamo dunque lavorando con voi per accelerare questi processi anche grazie a un adeguato supporto tecnologico.

Quale bisogno ha spinto Pro Bono a rivolgersi a un’agenzia di consulenza come Twig?

La necessità in primis è sorta per dare un ulteriore overboost a un’attività di comunicazione che noi avevamo già intrapreso. Ci siamo resi conto che era indispensabile avere dei professionisti che ci affiancassero in quest’ambito. All’inizio, abbiamo avuto un paio di consulenti, persone fisiche; poi ci siamo accorti che era necessario fare un ulteriore salto di qualità: avevamo bisogni di soggetti della “specie Twig” che ci seguissero per poter essere maggiormente incisivi e agire sostanzialmente in due direzioni: da un lato, farci conoscere maggiormente alla platea di Studi legali ed avvocati che condividono i nostri valori e, dall’altro, aumentare il novero di soggetti che possono fruire della nostra attività, quindi ONG, da una parte, e singoli individui, dall’altra.

Credo che questa esperienza con voi ci offra anche la possibilità di poter imparare qualcosa di nuovo.

Inoltre, con Marco – il CEO di Twig – ho avuto modo di lavorare per il seminario che si è svolto nell’ambito dell’Italy Pro Bono Day, il nostro evento annuale di punta, la cui terza edizione si è tenuta il 25 novembre dello scorso anno, con un’ottima partecipazione nonostante sia stato il primo (e, si spera, l’ultimo) in modalità virtuale.

Come definiresti l’approccio di Twig?

Ho la sensazione, ed è una sensazione suffragata dai fatti, di trovarmi davanti a una realtà giovane, e quindi dinamica, pratica, che ha un occhio attento e rivolto al futuro.
Fattore quest’ultimo, per me, molto importante, perché mi ritengo una persona che si sofferma su tutti gli aspetti di dettaglio, non necessariamente di manifesto. 

Ho trovato in voi grande competenza, persone che parlano perché le cose le conoscono. 
È un quadro virtuoso, quello che io vedo di voi; siamo ancora un po’ all’indice della conoscenza, ma mi aspetto conferme.

Raccontaci l’Italy Pro Bono Day. Com’è andata l’ultima edizione?

Come dicevo prima, la terza edizione si è svolta lo scorso novembre: ha avuto luogo in streaming a causa del contesto in cui ci troviamo, ma ci ha dato grandi soddisfazioni.

Il Pro Bono Day è stato lanciato per la prima volta in Italia nel 2018, ci tengo a precisarlo, perché il pro bono è qualcosa che è proprio degli ordinamenti anglosassoni. Da noi non c’è traccia di questo termine, sebbene il termine in sé sia latino, e ovviamente l’attività viene chiamata in altri modi. Ragion per cui quando abbiamo deciso di dar vita al primo di questi eventi, facendo leva sulle esperienze inglesi e americane.

Raccontaci la relazione tra Roma e Milano per Pro Bono Italia

Roma e Milano sono i due principali hub nazionali, ma non sono né assorbenti né esclusivi. Il pro bono viene, infatti, portato avanti in tutta Italia, anche se spesso non viene chiamato in questo modo: viene praticato su tutto il territorio nazionale, senza tuttavia fare affidamento su forme organizzative proprie delle grandi città. Il nostro obiettivo è poter offrire in tutta Italia questa opportunità in forma organizzata.

CREDIT BIO

Pro Bono Italia è un’associazione senza scopo di lucro, indipendente, apolitica e apartitica, dedita a promuovere un ambiente culturale e giuridico favorevole allo sviluppo del pro bono all’interno dell’ordinamento giuridico italiano e un dialogo attivo con la società civile organizzata in ambito sia nazionale sia internazionale. Per realizzare la sua missione, Pro Bono Italia promuove un dialogo aperto e la cooperazione tra avvocati, organizzazioni no-profit, clearing-house e cliniche legali che operano a livello nazionale e all’estero. Organizza attività di formazione su rilevanti questioni legali, sociali e culturali, volte a promuovere il pro bono nel nostro Paese.

Giovanni Carotenuto avvocato, è Presidente del Consiglio Direttivo di Pro Bono Italia. Sin dalla primavera del 2014, promuove ed organizza le riunioni periodiche dell’Italian Pro Bono Roundtable ed ha ispirato la costituzione di Pro Bono Italia nel maggio 2017. Rappresenta l’associazione in occasione di eventi nazionali ed internazionali su tematiche di pro bono, diritti umani e libertà civili.
Abilitato dinnanzi alla Corte di Cassazione, esercita la professione forense da oltre vent’anni principalmente nelle aree del diritto dell’intermediazione bancaria e finanziaria, corporate/M&A, mercati di capitale, nonché nel contenzioso di settore.
Ha conseguito un Master (LL.M.) presso il Queen Mary College, University of London, ed è membro dell’International Bar Association, dell’Alumni Association di Simpson Thacher and Bartlett LLP e dell’Ordine degli Avvocati di Roma.