
Non sono i ribelli che creano i problemi, ma i problemi che creano i ribelli
– Ruth Messinger
Il connubio Psicologia – Design/Innovazione è da sempre la mia area di interesse preferita (da buona ex studentessa di scienze sociali) e sono quindi avida di letture sull’argomento.
Un libro che mi ha particolarmente colpito è Talento ribelle. Perché infrangere le regole paga (nel lavoro e nella vita) di Francesca Gino. L’autrice è Professoressa di Business Administration presso la Harvard Business School, oltre che scienziata comportamentale che da anni si occupa di Psicologia applicata a tematiche di business, leadership e creatività.
Il libro parla di quelle persone identificate come “ribelli”, e parte dall’assunto che per anni esse sono state viste con un’accezione prettamente negativa e goduto di una pessima reputazione.
Nell’accezione comune il ribelle è colui che non accetta le regole perchè non riesce a sottostare alle imposizioni, generando confusione e instabilità; questa concezione negativa ha plasmato anche i contesti aziendali e per anni si è creduto che per far funzionare un’azienda servissero regole ferree, protocolli severissimi e il loro rispetto assoluto. Chi osava uscire da questi schemi era visto come un problema e spesso allontanato, o, nel migliore dei casi, arginato o richiamato ad adeguarsi allo schema predefinito.
Francesca Gino, attraverso storie di personaggi ribelli di varia estrazione professionale, interviste a numerosi CEO, casi studio aziendali emblematici e test condotti in prima persona, porta alla luce l’evidenza che oggi la figura del ribelle sta assumendo sempre più un’accezione positiva all’interno dei nuovi contesti aziendali e il suo ruolo stia diventando chiave soprattutto nelle tematiche dell’ Innovazione.
Ma chi sono oggi i talenti ribelli di cui parla Francesca Gino?
Il ribelle è colui che, sentendosi “stretto” nelle regole esterne che gli vengono imposte, decide in modo autonomo e propositivo di disattenderle, per iniziare un cambiamento individuale; è quella persona che nel lavoro (ma anche nella vita) infrange le regole per esplorare nuove idee, aprire nuove direzioni e creare cambiamenti positivi.
I talenti ribelli si riconoscono, secondo l’autrice, perché non hanno paura a manifestare la propria opinione anche quando è divergente rispetto alle altre, cercano costantemente un confronto, provano ad agire diversamente, a sbagliare e sono disposti a mostrarsi vulnerabili.
Sono persone che spesso, in ambienti aziendali rigidi, sembrano “scomodi”, inclini a sfidare la conformità e a trascendere dai ruoli definiti. Non sono persone fatte per cercare stabilità e sicurezza nella comfort zone delle loro routine, ma persone dinamiche, caratterizzate costantemente da una spinta a migliorarsi e a cambiare, sfidando e mettendo in discussione apertamente lo status quo.
Con le sue ricerche, Francesca Gino vuole dimostrare come queste figure siano quelle che con la loro energia possono davvero rendere grande un’azienda, le persone giuste su cui puntare per fare da traino alle dinamiche di cambiamento e come per le aziende scegliere persone ribelli sia davvero un’opportunità da cogliere.
Ogni ribelle è unico (altrimenti non sarebbe un ribelle), ma vengono individuati alcuni degli elementi chiave che li caratterizzano e che, chi lavora con un talento ribelle, deve essere in grado di riconoscere e di stimolare.
Quali sono le caratteristiche di un ribelle e come si manifestano?
NOVITÀ.
I talenti ribelli sono coloro che hanno costantemente bisogno di “sfide” e nuovi obiettivi.
Non hanno paura di cambiare, rompere le routine, seguire strade nuove, (anzi, ne hanno bisogno) e non hanno paura di proporre direzioni diverse se pensano che possano portare nuovo valore.
La routine è forse la loro più grande nemica (sono alla ricerca costante della propria self-expansion).
SPIRITO CRITICO.
Alcuni studi dimostrano che spesso le persone accettano in maniera acritica le procedure e i processi che gli vengono richiesti, solo perchè “si è sempre fatto così” (gli psicologi lo chiamano status quo bias), o perché “mi è stato detto di fare così”. Un ribelle analizza invece in maniera critica ciò che gli viene proposto e prova a proporre soluzioni nuove e alternative.
CURIOSITÀ.
I talenti ribelli sono sempre curiosi di imparare cose nuove, non solo inerenti al proprio campo, ma anche al di fuori delle proprie competenze e del proprio ruolo; è un bisogno formarsi e contaminarsi. Sono empatici e sempre alla ricerca di qualcosa di nuovo da esplorare, di una nuova domanda a cui dare risposta. Tendono maggiormente a espandere le loro conoscenze orizzontali rispetto che a verticalizzarsi.
A tal proposito il libro cita Sundar Pichai, CEO di Google: Noi fondiamo questa azienda sulle domande, non sulle risposte.
PROSPETTIVA.
I talenti ribelli riescono ad approcciarsi con pensiero critico a “quello che potrebbero fare” invece che a quello che “dovrebbero fare” nei contesti nei quali sono inseriti. Questo gli permette di accedere a un maggior parco di possibilità di azione e anche a opzioni più creative. Questo approccio risulta determinante soprattutto nelle situazioni di maggiore stress, dove scegliere il percorso già tracciato spesso non risulta essere la strada migliore (soprattutto se intrapreso in modo acritico senza valutare a 360° la situazione).
L’importanza della prospettiva si concretizza pienamente nel bellissimo concetto (correlato all’esperienza del pilota Chesley Burnett Sullenberger, famoso per l’atterraggio di emergenza nel fiume Hudson) che vede l’esperienza non come qualcosa da raggiungere, ma come un processo che deve essere mantenuto costantemente in vita, inquadrando il proprio lavoro in obiettivi di apprendimento invece che di di performance, come purtroppo viene richiesto in molti contesti aziendali.
DIVERSITÀ.
I ribelli riescono a non concentrarsi solo sulla propria prospettiva, ma abbracciano prospettive diverse e sanno chiedere consiglio. Sono empatici e aperti al confronto, anzi, sembrano proprio nutrirsi in questo confronto.
Il concetto espresso da Francesca Gino si declina infatti in diversità di pensiero, di punti di vista, di approccio, di prospettiva e di esperienza. Spesso, come esseri umani, ci concentriamo su una sola prospettiva, che generalmente è la nostra; i ribelli invece riescono a sottrarsi a questo istinto, incoraggiando in questo modo l’ampliamento degli orizzonti.
E, proprio per questa caratteristica, sono avversi agli stereotipi e hanno la tendenza a sfidare i ruoli sociali predeterminati.
AUTENTICITÀ.
I ribelli sono onesti: dichiarano le proprie debolezze, non hanno paura di non essere sempre al 100%. Sanno chiedere aiuto, e sembrano meno preoccupati di mostrarsi vulnerabili, di rischiare di poter commettere errori ed essere giudicati: questo comportamento stimola maggiori sentimenti di empatia e apertura, porta a collaborare e a crescere di più. Francesca Gino spiega infatti come parlare anche di fallimenti a una classe o a un pubblico, motiva e ispira maggiormente chi ascolta.
Viviamo in una società che rende visibili solo i successi e che tende a mascherare o insabbiare i fallimenti come se l’averci provato fosse un errore nonostante poi non si abbia raggiunto il massimo. La tendenza a nascondere la propria vulnerabilità è però dannosa e gli studi dimostrano come il sentirsi inadeguati senza ammetterlo aumenti molto il grado di stress di chi lavora e a lungo termine porti a un minor senso di benessere.
In conclusione, Talento ribelle vuole dimostrare come questi aspetti non solo vadano riconosciuti e stimolati nei talenti Ribelli più spiccati, ma come questi debbano essere stimolati anche in tutte le persone per permettere loro di sentirsi davvero coinvolte nel proprio lavoro, di continuare a sentirsi motivati anche quando si lavora da molto per la stessa azienda e di riuscire a mettere veramente sé stessi nella propria professione.
Sono i tratti che maggiormente riescono a stimolare il senso di coinvolgimento e appartenenza, perché influenzano al tempo stesso la motivazione personale e la crescita dell’individuo – oltre a portare valore all’azienda.
Chi dovrebbe leggere questo libro:
• Manager, CEO, HR, tutte le funzioni che si occupano di far fiorire e mettere a sistema nel migliore dei modi il potenziale delle persone che lavorano per/con loro.
• Tutte le persone che amano il proprio lavoro e che hanno bisogno di essere stimolate, nella consapevolezza che il loro non è semplice lavoro, ma un percorso di crescita finalizzato ad apportare valore, sia a livello personale che professionale.
• Chi si sente ribelle e vuole provare a mettere a sistema questo suo valore e incanalare la propria energia nel migliore dei modi.
• Chi non si sente abbastanza ribelle e vorrebbe imparare a essere più coraggioso.
Francesca Gino con le sue parole ci esorta ad accendere il nostro ribelle interiore e a condividere la nostra opinione, a provare strade meno battute e piane, a cercare di lasciare il segno con gesti e parole sorprendenti e a pretendere da sé stessi di non accontentarsi mai.
E quindi, buona ribellione a tutti!
PS:
Per chi vuole mettersi alla prova è possibile anche fare un test per scoprire che tipo di ribelle siamo!
https://www.rebeltalents.org/the-rebel-test