Come responsabile delle risorse umane di un’azienda composta da un team di 17 persone, l’emergenza Covid-19 mi ha dato una grandissima occasione per poter lavorare su resilienza e gestione dello stress sul lavoro e per poter fare qualcosa di diverso: fornire a tutti i membri di Twig uno strumento di sostegno psicologico che li potesse guidare nell’auto-gestione dello stress causato dal lock down.

Passare di colpo da una situazione di semplice vigilanza e precauzione, alla quasi privazione della libertà personale (o per lo meno, questa poteva essere la percezione) è stato un passaggio molto scioccante già di per sé. L’aggiunta della paura, dell’ansia e dell’insicurezza che tutti abbiamo sperimentato a causa dall’impossibilità di prevedere con certezza le conseguenze della pandemia, della sua durata, del suo impatto economico e di quante vittime avrebbe fatto… è stato davvero troppo per tanti.

Questo mi ha fatto pensare quindi subito a quanto sono peculiari e personali i modi di reagire a una situazione così sconvolgente e a quanto, per affrontare lo stress psicologico di questa situazione, sono importanti non solo l’ambiente e le persone che ci circondano, ma anche le nostre risorse interne.

Come dicevo all’inizio, sono una grande appassionata del concetto di resilienza ed è stato proprio all’inizio della quarantena che ho riscoperto quanto questa competenza sia importante.

La resilienza può essere sintetizzata in 4 punti:

• Manifestazione di un adattamento positivo, nonostante condizioni esistenziali avverse;

• Capacità di affrontare le avversità, di superarle e, a volte, perfino di uscirne rafforzati;

Capacità di adattamento, di flessibilità e di resistenza a stress, ansia e avversità;

• Non la semplice capacità di sopravvivere, ma l’utilizzare delle esperienze – anche negative – per riflettere, riparare e ricominciare a costruire e a realizzare progetti grazie alla forza e alle energie interiori. (Gian Vittorio Caprara et all. “Personalità”, 2003, Raffaello Cortina Editore)

La resilienza è la capacità di un individuo di generare fattori biologici, psicologici e sociali che gli permettano di resistere, adattarsi e rafforzarsi, a fronte di una situazione di rischio, generando un risultato individuale, sociale e morale.

– Oscar Chapital Colchado, 2011

La resilienza dunque è principalmente una capacità; se la nostra resilienza è debole, la si può “allenare”.

Dato però che allenare la resilienza in un clima di ansia e paura costanti non è affar semplice e siccome io non sono “una professionista della salute mentale”, ho colto le possibilità offerte dal digitale per creare un ambiente virtuale di riflessione, raccoglimento e reperimento di informazioni utili per imparare a gestire lo stress.

Ho quindi realizzato #iostoacasa …e sto bene! un “Finto questionario” sulla resilienza e gestione dello stress sul lavoro che è tutt’ora possibile svolgere a questo link in versione aperta al pubblico, poco diversa dalla versione “for Twiggers only”…

“Finto questionario” nel senso che il suo scopo NON è porre delle domande per raccogliere le risposte, ma solo far riflettere su di esse nel momento in cui vengono messe nero su bianco nei campi del form.

L’idea è quella di permettere a tutti di prendersi qualche minuto per se stessi, riflettere su quello che sta succedendo dentro di noi e per analizzare in un secondo momento le proprie risposte a mente fredda, per rileggere le emozioni vissute con occhi diversi.

Il questionario è strutturato a blocchi in cui dopo ogni risposta si trovano dei consigli – anche nel caso in cui la risposta non venisse scritta:  nessun campo è obbligatorio.

Riflettere prima sulle risposte e poi leggere i consigli permetterà di comprendere meglio cosa significa allenare la resilienza e gestire lo stress sul lavoro.

Il disclaimer in questo caso è d’obbligo: nessuno dei consigli riportati è inventato da me.

Ogni informazione deriva da materiale scientifico: libri e dispense universitarie in piccola parte, ma soprattutto, materiale realizzato da Associazione EMDR, dall’Ordine Psicologi e dal Consiglio Nazionale Ordine degli Psicologi. Nessuna di queste informazioni si sostituisce ad un parere professionale: in caso di  bisogno di un supporto psicologico personalizzato, è sempre necessario contattare un professionista iscritto all’Ordine.